Avevamo dunque concluso la prima parte sottolineando come l’affermazione del nostro diritto ad un “tempo proprio, personale” ci facesse sentire cattivi e colpevoli. Perché non dovrebbe essere così? La risposta sta proprio nella nostra connaturata limitatezza di forze; abusando di noi stessi per amore degli altri ci danneggiamo e inevitabilmente, prima o poi e seppur inconsciamente, ci vendichiamo. Non solo, ma dirsi reciprocamente che non si è in grado di far fronte ad un certo impegno, fa sì che tutti imparino il rispetto reciproco e soprattutto aiuta i nostri “cuccioli” ad acquisire il senso della realtà, ovvero non tutto è fattibile, non tutto si può avere.
Spesso i genitori ritengono di dover dare e fare tutto per i figli. Questo è un esempio lampante di quanto è diffuso il senso di onnipotenza: nessun essere umano può fare e dare tutto. Il limite, l’errore, la debolezza ci connotano profondamente come esseri umani, e anche come genitori non possiamo che essere assolutamente imperfetti. Negoziare vuol anche dire, quindi, trovare dei compromessi, lavorare insieme come coppia e come famiglia affinché tutti possano trarre il massimo beneficio possibile dall’essere, appunto, una famiglia.
Da questo punto di vista ritengo che le donne debbano e possano avere un ruolo propulsivo verso il cambiamento; certo esistono famiglie già impostate sul rispetto e sulla collaborazione reciproci fra i vari componenti, ma nella maggioranza dei casi è ancora la donna a rinunciare in favore degli altri.
Fin qui abbiamo parlato delle dinamiche che riguardano i singoli componenti familiari, ma anche la famiglia intesa come nucleo familiare, che non è la semplice somma delle persone da cui è formato, ha bisogno di tempi e spazi propri, di dialogo, condivisione di esperienze, ecc., altrimenti rischia di diventare una sorta di “coabitazione di single”. Non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità: se è vero che il “sistema” ci porta su questa strada, è anche vero che siamo un po’ tutti complici. Tenere occupati i bambini significa anche sottrarsi a quel difficile e impegnativo lavoro relazionale – educativo che caratterizza il ruolo dei genitori; per le coppie senza figli l’essere perennemente impegnati a fare altro può essere un modo per fuggire dalla relazione; per chi è solo suo malgrado, l’iperattività diviene un modo per fuggire sempre in avanti e non farsi acchiappare dall’angoscia della solitudine.
Abbiamo già detto in precedenza quanto sia difficile la relazionalità oggi, la tentazione di scappare è a volte davvero molto forte. Nessuno deve essere colpevolizzato per questo, siamo sottoposti a pressioni molto elevate che tentiamo di fronteggiare come possiamo. Inoltre va tenuto presente che esistono realtà molto diversificate per cui, se alcuni hanno reali possibilità di migliorare la propria situazione, altri sono davvero a corto di alternative. Tuttavia per coloro che hanno almeno una possibilità, il primo passo e’ domandarsi se sono soddisfatti di come passano il proprio tempo “libero”. Se la risposta è no, il secondo passo consiste nel cercare cosa determini tale insoddisfazione. Quando si ritiene di aver messo a fuoco la o le cause, occorre ricercare e valutare quali sono le strade percorribili per giungere al cambiamento, accettando anche la possibilità di dover “lottare” per ottenerlo. Non sempre chi ci circonda accetterà di buon grado. Bisogna essere consapevoli che si tratta di un “lavoro” da compiere, che comporta una spesa di energia, dal quale però possono arrivare guadagni inaspettati per tutti. E’ un lavoro che rimette in moto tutto il sistema relazionale e affettivo in cui siamo inseriti: a noi stessi diamo così maggiori gratificazioni che si traducono in gratificazioni per gli altri; ci sentiamo meno indispensabili, e così facendo doniamo agli altri il senso di una maggiore importanza, di un ruolo più pregnante e partecipato nell’economia della famiglia e della coppia. Qualora poi si giungesse alla consapevolezza che non si ha il coraggio o non si ha la volontà di cambiare, si tratterà comunque di un elemento di maggior chiarezza con noi stessi e con i nostri affetti.
Naturalmente questa è la semplice traccia di un percorso possibile, che poi ciascuno potrà usare come vuole e adattare a sé e alla propria peculiare situazione, ma non rinunciamo ad impegnarci affinché il tempo libero sia davvero “nostro”.
Saluti a tutte e…. scriveteci cosa pensate al riguardo.
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