Dopo la pausa estiva vorrei proporvi qualche riflessione sulle vacanze, o meglio, sul concetto di vacanza. Iniziamo dall’etimologia della parola che deriva dal latino vacàntia, a sua volta derivato da vàcans participio presente di vacàre, il cui significato è essere vacuo, sgombro, libero.
Possiamo quindi affermare che “essere in vacanza” è sinonimo di uno stato di libertà. Ma è proprio così?
Pensiamo alle ferie estive appena trascorse e chiediamoci quanto siamo stati liberi, ma liberi davvero. La libertà è poter stare a casa a dormire, è andare in bicicletta tutto il giorno, è leggere un libro, è anche libertà di isolarsi e non voler sostenere relazioni, e ancora libertà di stare in silenzio a pensare. Insomma la libertà vacanziera è prima di tutto libertà di riappropriarsi di sé, della propria vita e “vivere”. Le nostre vacanze ci regalano davvero di tutta questa meravigliosa libertà?
Siamo consapevoli che il nostro tempo libero, in generale, ha subito un processo di omogeneizzazione e standardizzazione, per cui ci vengono offerti “riempitivi di massa del tempo libero” e questo diviene ancor più evidente durante i periodi di ferie. Nelle località balneari, nei villaggi turistici, nelle strutture ricettive in genere è un continuo intrattenere i vacanzieri con spettacoli, spettacolini, concorsi e concorsini, manifestazioni, giochi da spiaggia, ginnastica, balli, con una netta separazione fra attività di intrattenimento dedicate agli adulti e quelle dedicate ai bambini. Non si vuole qui criticare questo genere di intrattenimenti, perfetti per chi li desidera, piuttosto si pone la questione se e quanto sia possibile evitarli qualora non se ne senta il desiderio.
Se ci pensate bene questa gestione del tempo libero riproduce i tempi e i ritmi della vita lavorativa. Tanto per incominciare non si è mai liberi di stare in pace, si è costantemente stimolati a fare qualcosa o comunque si è sottoposti a musica, messaggi, informazioni a ciclo continuo. Le famiglie poi perdono l’unico vero importante momento di relazionalità familiare nel corso di un intero anno di vita, i bambini passano dalla scuola all’estate ragazzi, per finire al baby park del villaggio, albergo o campeggio che sia.
A quando, dunque, il dialogo profondo, la circolazione degli affetti dentro la famiglia?
Se vacanza è libertà, se è vuoto che dovremmo essere padroni di riempire (o di non riempire) secondo i nostri desideri, credo sia abbastanza evidente che libertà ne è rimasta poca. Ciascuno di noi dovrebbe essere libero di progettare e realizzare la vacanza più consona ai propri bisogni interiori, ma troppo spesso tutto è precostituito e organizzato secondo il modello della “massificazione”. Tutto l’anno “massa di lavoratori e consumatori” e per quelle poche settimane diventiamo “massa di vacanzieri e consumatori”, trattati e “gestiti” con le medesime regole di fondo. Non è facile svincolarsi dalle regole del sistema. Qualcuno dirà che se la massa vuole questo è giusto che questo sia, ma nessuno ci ha mai chiesto cosa ne pensiamo veramente, e comunque non credo che questo processo di massificazione renda giustizia delle profonde differenze individuali che connotano ognuno di noi.
E’ indubbio che questo sistema comincia a mostrare crepe vistose.
Se è vero che molti vivono con serenità e appagamento il tempo libero, per molti altri la vacanza rappresenta uno stress ulteriore ed aggiuntivo a quello della quotidianità lavorativa, al punto che il solo pensiero delle ferie è vissuto come disturbante. Vi sono anche quelli che in vacanza non “sanno” vivere, non vedono l’ora di ritornare al lavoro e poi altri che ritornano a casa più stanchi e stressati di quando sono partiti.
La vacanza al “femminile”, poi, è spesso troppo uguale alla vita quotidiana di sempre, con gli stessi impegni e le stesse responsabilità, altro che libertà!
Il disagio legato alle vacanze può avere cause molto concrete e “reali”, ma in altri casi si lega ad un malessere esistenziale più profondo: mi viene in mente chi vive esclusivamente per il lavoro e ha perso la capacità di fermarsi, di essere “solamente” se stesso, di riscoprire il piacere di una vita più ludica e allora si porta il notebook sotto l’ombrellone o in crociera e continua a lavorare; poi c’è chi non riesce a gestire la realtà familiare e si percepisce come un “pesce fuor d’acqua” quando l’interazione con il/la partner e i figli rischia di essere più assidua e ravvicinata.Penso anche alle persone sole, che durante l’anno vivono una socialità e gruppalità apparentemente appagante ma che percepiscono il periodo di ferie come solitudine incombente. E’ chiaro che non ci riferiamo qui ai single convinti, felici e appagati, ma a tutte quelle persone che soffrono per la propria solitudine.
Dunque abbiamo detto all’inizio che l’etimologia della parola “vacanza” rimanda a libertà ma anche a “vuoto” e abbiamo visto che la libertà scarseggia, il vuoto spaventa per cui paghiamo a caro prezzo qualcuno che lavori per riempirlo al posto nostro. Abbiamo delegato ad altri il compito di gestire un importante pezzo della nostra vita.
La vacanza dovrebbe essere il tempo della ri-armonizzazione di ciascuno noi con se stesso e con i propri affetti e forse proprio questo fa paura e genera ambivalenza: da un lato ne sentiamo il bisogno profondo, dall’altro siamo così disabituati alla percezione di noi stessi e di chi ci è accanto, tanto da provare ansia.
Qualche settimana fa, quando i reportage sulle ferie degli Italiani erano quotidiani, un dato mi ha particolarmente colpito: è in aumento il numero di persone che scelgono di spendere il periodo di vacanza in solitudine, nei monasteri. Si tratta spesso di persone giovani e questo deve far riflettere, vuol dire che la domanda e la ricerca di libertà, e di vuoto, stanno crescendo e sono sempre più sentite.
Queste poche riflessioni non hanno alcun intento pedagogico, non si vuole insegnare a nessuno come va vissuto il proprio tempo; piuttosto si voleva riaccendere un sano sentimento di protagonismo nella gestione del tempo libero, un tempo che è profondamente nostro, nel quale possiamo dare veramente spazio a noi stessi. Lo abbiamo detto già altre volte, questo nostro modo di vivere tende a depredarci delle nostre capacità migliori, ma abbiamo anche le risorse per rimediare, e un buon inizio è ascoltarsi. Provate a farlo la prossima volta che dovrete progettare il vostro tempo libero.
Come di consueto i vostri pensieri saranno graditi.
Commenti recenti